Posted by on 10 Lug, 2017 in Recensioni | 0 commenti

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“Al fondo c’è sempre un’assenza di amore. […] Vorrei con tutto me stesso essere una di quelle due persone. La mia carne evoluta mi ha reso libero di esplorare mondi distanti eoni, ma forse sono io il vero schiavo.”

 

Kneo, agente temporale al servizio del Nuovo Impero Connettivo, è incaricato dall’arconte Sillax di rintracciare ed eliminare l’Anomalia che minaccia l’Impero stesso. Una missione complicata e pericolosa per la quale, forse, Kneo non è del tutto preparato.

 

Nella liquidità spazio temporale

Il liberto, racconto di Giovanni Agnoloni edito da Kipple nella collana SpinOff, è il sesto episodio collaterale della saga dell’Impero Connettivo ideata da Sandro Battisti.

Come i precedenti racconti presenti nella stessa collana, con Il liberto Agnoloni è chiamato ad arricchire e ampliare le trame che percorrono e animano la grande vicenda storica e politica dell’Impero. Visto in quest’ottica, possiamo considerare il racconto di Agnoloni come un capitolo aggiuntivo dell’intera saga, e tuttavia, proprio per la particolarità della collana di cui fa parte, la lettura della storia può prescindere dalle precedenti senza grossi pregiudizi per il lettore.

Protagonista de Il liberto è l’agente temporale Kneo, un postumano, in grado di viaggiare liberamente tra le pieghe dello spazio e del tempo e di compenetrare coscienze presenti e passate.

Il compito che gli viene affidato è la ricerca di un’Anomalia, una variazione dello spazio che minaccia l’esistenza dell’Impero stesso.

La ricerca condurrà Kneo nel passato, in una Roma di borgata e più indietro ancora nel tempo, in una villa imperiale che sporge sul mare. E lì scoprirà cos’è che sta davvero cercando.

 

Schiavi di se stessi ne Il liberto

Il liberto è il racconto di un’indagine che segue due percorsi distinti: dentro e fuori il postumano. Perché se Kneo è a caccia dell’Anomalia, contemporaneamente la ricerca lo porta a indagare se stesso, la propria natura e il suo significato. È una riflessione che lo avvince, lo cattura, gli impedisce di vedere con chiarezza il suo obiettivo.

Compenetrando la coscienza del ragazzo tradito prima e del liberto innamorato della matrona poi, Kneo si accorge di non essere più libero di quest’ultimo. Che la sua libertà, una libertà massima che gli consente di viaggiare tra le radici del tempo e dello spazio, tra le palpitazioni sinaptiche di esseri già morti, non è che una lunga catena che lo tiene legato al suo presente, al suo dovere, alla reiterazione di comportamenti e atti che nulla hanno a che vedere con i suoi desideri, i suoi sentimenti.

 

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Pure libero, dunque, Kneo è schiavo, come schiavo è ciascun uomo, presente e futuro, vincolato a un destino che non è altro che ripetizione ciclica di singoli avvenimenti già accaduti e destinati a riaccadere. Cambiano le forme, i nomi, i dettagli esterni. Ma la storia non è che un uroboro, che finisce così come comincia.

Così il titolo dell’opera di Agnoloni sembra richiamare la certezza che, nonostante l’affrancatura, l’uomo non sarà mai libero perché ciò che accade è già accaduto, e accadrà ancora. E per quanti sforzi si facciano, nel tentativo di cambiare il destino, proprio quegli sforzi ci condurranno alla rovina.

 

Stile armonioso per un racconto dalle premesse filosofiche

Lo scrittore Giovanni Agnoloni, autore del racconto di fantascienza connettivista Il liberto (Kipple).

Lo scrittore Giovanni Agnoloni, autore del racconto di fantascienza connettivista Il liberto (Kipple).

Questa della ripetizione ciclica della storia è una delle “norme” connettiviste già codificate dal fondatore del connettivismo: Alfred E. Van Vogt. Se il richiamo a Giambattista Vico è potente, Agnoloni però svincola il racconto da una matrice globale, per tracciare l’idea che non solo la Storia ma anche i singoli individui siano riproposizioni di uomini e donne già esistiti, i quali ciclicamente periscono e risorgono, dimentichi eppure legati al proprio passato.

La voce di Agnoloni è evidente e forte; il suo racconto, in prima persona, è scritto con uno stile molto personale, poetico e musicale, ricco di suggestioni.

Al lettore è richiesta perciò una volontà di immedesimazione totale, per poter distinguere i passaggi dalla voce di Kneo in quanto agente temporale a quella dell’entità postumana inserita in un corpo non suo. Ma si tratta di una difficoltà superabile già dal terzo stacco.

Il liberto è un racconto che vive molto di atmosfera, di armonie interne che tracciano il fluido passaggio tra i diversi piani temporali, le diverse esperienze e scene. Al lettore, così come a Kneo, viene dato un solo comando: abbandonarsi ciecamente nella vertigine della contrazione spaziotemporale.

 

Federica Leonardi

Scheda dell'opera

mini-cover Il liberto, di Giovanni Agnoloni (Kipple)Titolo: Il liberto
Autore: Giovanni Agnoloni
Editore: Kipple Officina Libraria
Collana: SpinOff
Pagine: 20
Prezzo: € 1,99 (ebook)
Link d’acquisto: ePub / Mobi
Sul sito dell’editore: Vai

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