Posted by on 21 Giu, 2017 in Notizie | 0 commenti

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Nuovi indizi dell’esistenza di Nemesis, stella gemella del Sole

Steven Stahler, astronomo dell’Università di Berkeley, e Sarah Sadavoy, collega dell’università di Harvard, a seguito di una ricerca effettuata su una nube molecolare (un tipo di nube interstellare in cui la densità e la temperatura permettono la formazione di molecole di idrogeno a partire da singoli atomi di idrogeno) nella costellazione di Perseo hanno portato alla luce nuovi elementi che confermerebbero la possibile esistenza di Nemesis, l’ipotizzata stella gemella del nostro Sole.

La ricerca è stata pubblicata sulla rivista scientifica della Royal Astronomical Society.

 

Facciamo un po’ di chiarezza

La ricerca dei due astronomi si è basata sullo studio dei dati relativi alla Nube di Perseo, un’enorme nube di gas e polveri a circa 600 anni luce dalla Terra, raccolti tra il 2013 e il 2015 attraverso il Very Large Array, il raggruppamento di radiotelescopi situato nel Nuovo Messico, che ha consentito di fotografare le formazioni stellari all’interno della nube.

Stahler e Sadavoy, unendo questi dati con quelli emersi da un altro studio relativo alla Cintura di Gould (un anello parziale di stelle che si estende per circa 3000 anni luce), attraverso dei modelli matematici hanno effettuato un vero e proprio censimento delle stelle singole e doppie di Perseo, accertando che c’erano cinquantacinque giovani stelle di cui quarantacinque sono stelle solitarie, diciannove i sistemi binari e cinque quelli multipli.

La ricerca si è focalizzata sulle stelle di piccola massa – come il Sole o più piccole – per capire se è normale che due o più stelle nascano assieme, formando di conseguenza sistemi binari o multipli.

Nuovi indizi su Nemesis: Un sistema ternario in formazione nella Nube di Perseo

Un’immagine radio di un sistema solare ternario in fase di formazione dentro un disco di polvere, nella Nube di Perseo. [Immagine: Bill Saxton, ALMA (ESO/NAOJ/NRAO), NRAO/AUI/NSF]

Nel corso dei decenni, infatti, le osservazioni astronomiche hanno mostrato che i sistemi formati da due o più stelle sono molto comuni, soprattutto tra stelle di massa grande. Per molto tempo, quindi, gli studiosi si sono domandati se si fossero generati così o se si trattasse di stelle nate separatamente e unite da attrazione gravitazionale solo in seguito.

Grazie a questa ricerca, i due astronomi sono arrivati alla conclusione che tutte le stelle di massa piccola, quindi simili al Sole, sono nate in sistemi binari o multipli dai quali si sono separate nel 60 percento dei casi.

 

Le conclusioni della ricerca

Ne consegue che è altamente probabile, quindi, che anche il nostro Sole sia nato con almeno una stella gemella, quella Nemesis di cui si ipotizza l’esistenza da una trentina d’anni e che dovrebbe trovarsi, secondo alcune stime, a circa 500 UA (Unità Astronomiche, cioè la distanza Terra-Sole) dal Sole.

Ovviamente si tratta solo di “prove indiziarie” e saranno necessari ulteriori studi su altre nubi per poter verificare la reale efficacia del modello matematico, ma intanto le suggestioni sulla gemella del Sole sono tornate alla ribalta.

 

La leggenda di Nemesis, la Stella della morte

Per capire quando e in che contesto nasce l’ipotesi di questa stella gemella e del perché del suo nefasto nome, facciamo un salto indietro nel tempo fino al 1984.

In quell’anno, infatti, i paleontologi David Raup e Jack Sepkoski pubblicarono uno studio in cui sostenevano di aver individuato una periodicità statistica delle estinzioni di massa avvenute nel corso degli ultimi 250 milioni di anni, che si susseguivano con un intervallo di 26 milioni di anni.

Diversi astronomi cercarono una spiegazione non-terrestre a questa ciclicità e una di queste ipotesi proponeva che il sole avesse una stella compagna – probabilmente una nana bruna – in un’orbita ellittica molto ampia. Il periodico passaggio di questa stella disturberebbe la Nube di Oort (una nube sferica di comete situata a 20.000 UA dal Sole) causando un incremento del numero di comete in viaggio verso il centro del nostro Sistema solare.

Ovviamente ciò comporterebbe un cospicuo incremento di eventuali impatti sulla Terra che sarebbero quindi la causa delle estinzioni di massa.

A causa della sua “malvagità” fu dato alla stella il nome di Nemesis, e i media la ribattezzarono prontamente Stella della morte.

Nuovi indizi su Nemesis: comparazione con nana bruna [Immagine: NASA/JPL-Caltech/UCB]

Comparazione tra le dimensioni della Terra, di Giove, di una nana bruna, di una stella a piccola massa e del Sole. [Immagine: NASA/JPL-Caltech/UCB]

Suggestioni spaziali

Una stella in grado, con il suo passaggio, di portare morte e distruzione, non poteva di certo mancare di affascinare gli appassionati di scienza, astronomia e fantascienza, tanto che l’illustre scrittore e divulgatore scientifico Isaac Asimov ne prese spunto per il suo romanzo intitolato proprio Nemesis e pubblicato nel 1989.

Nemesis, di Isaac Asimov (Urania Speciale Mondadori, 1992)

Nemesis, di Isaac Asimov (1989), nella versione italiana pubblicata su Urania Mondadori Speciale del 1992.

Siamo certi che il rinnovato interesse per questa macabra stella non potrà che ispirare nuovi racconti e romanzi. E se ci fosse un intero sistema planetario gemello e non solo una stella? E se gli abitanti di quel sistema volessero invaderci attaccando a suon di comete? Le possibili storie che ci vengono in mente sono davvero innumerevoli.

D’altronde, solo poco più di un anno fa è stata fatta un’altra scoperta scientifica eclatante, che ha confermato ciò che Einstein aveva teorizzato addirittura un secolo prima: le onde gravitazionali esistono, con tutto ciò che ne consegue.

Lasciamo a voi l’arduo compito di partire da questi spunti fenomenali per sviluppare nuovi ed eccitanti racconti di fantascienza. E, quando saranno pronti, perché non inviarceli per vederli magari pubblicati sulla prossima antologia targata Altrisogni?

 

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