Posted by on 29 Nov, 2016 in Suggestioni | 0 commenti

Condividi!

Isola di Hashima (anche "Gunkanjima") vista dal'alto

 

Un’isola-città dall’aspetto bizzarro che ha “visto” il sole atomico di Nagasaki, con tunnel e pozzi minerari abbandonati nelle sue viscere e quartieri abitativi da incubo sul suo dorso. Serve altro per considerarla altamente suggestiva? È Hashima, detta anche “isola della nave da guerra” (Gunkanjima), uno scoglio abitato ed edificato dalla fine del 1800 alla seconda metà del 1900.

La finalità di questa incredibile isola è sempre stata – sin dal 1887 – quella di ospitare personale per l’estrazione del carbone e per i servizi relativi a tale attività. Nel 1959, al suo apice, ha avuto la più alta densità di popolazione del pianeta con 5.259 abitanti, pari a una concentrazione di 83.500 persone per km quadrato. In Rete si trovano molte pagine web, documenti e gallerie fotografiche dedicate all’isola di Hashima, ma qui ci occuperemo di alcuni dei suoi aspetti maggiormente suggestivi.

 

Hashima, città di cemento dall’aspetto surreale

Isola di Hashima - edifici abbandonati e scale

Isola di Hashima – edifici abbandonati e scalinate

Per resistere alle violentissime condizioni climatiche della zona, l’isola di Hashima è stata “fortificata” con edifici di cemento (i primi in tutto il Giappone) e con bastioni frangiflutti che le hanno fatto guadagnare l’aspetto di una nave da guerra, da cui il soprannome.

Con il passare dei decenni sono stati costruiti e modificati decine di edifici diversi e l’urbanistica è diventata un miraggio: palazzi di nove piani senza ascensori dove più famiglie condividevano appartamenti e servizi igienici, scale con inclinazioni diverse che “spuntavano” a metà altezza per congiungersi con altri palazzi o passaggi, angoli bizzarri, pareti non ortogonali, tunnel sotterranei stretti e male illuminati per spostarsi da un punto all’altro e… centinaia di morti “sul lavoro”.

 

Abbandonata in una sola notte… forse

Oggi l’isola di Hashima, chiusa e disabitata, è amministrata dalla città di Nagasaki e una sua piccola porzione è visitabile tramite tour organizzati. Ma si tratta di un luogo da incubo, un simbolo di degrado e distruzione, un vero scenario post-apocalittico, dove è facile immaginare lo scalpiccio di migliaia di piedi di lavoratori-schiavi, il vociare e il premere di corpi-fantasma e respirare il lezzo della disgregazione.
Quando nel 1974 l’isola è stata chiusa, poiché la miniera di carbone aveva smesso di essere redditizia, il personale della società Mitsubishi – da sempre proprietaria del posto – ne ha trasferito la popolazione nel giro di brevissimo tempo (la leggenda dice addirittura “in una sola notte”) e molti effetti personali sono stati lasciati negli appartamenti e negli uffici… a marcire per sempre.

Isola di Hashima - interni di un edificio abbandonato

Isola di Hashima – interni di un edificio abbandonato

 

Scenario per storie drammatiche o da incubo

Negli ultimi anni, l’isola di Hashima è stata oggetto di sempre maggior interesse da parte di documentaristi e produttori cinematografici. C’è chi ha voluto raccontare il luogo, la sua storia e, soprattutto, la storia delle persone che vi hanno abitato e lavorato in condizioni estremamente disagevoli, tanto disagevoli da indurre spesso al suicidio (soprattutto durante la Seconda Guerra Mondiale, quando operai cinesi e coreani furono deportati dal governo giapponese e costretti a lavorare nelle miniere di carbone dell’isola).
C’è invece chi ha impiegato l’isola di Hashima come set di grande impatto (nel film Skyfall, con Daniel Craig, o nel film giapponese  l’Attacco dei Giganti) o come luogo terrorizzante da cui far scaturire la trama stessa del film (nell’horror tailandese Hashima Project, del 2013).
Su una cosa non ci sono dubbi: è un luogo che non può lasciare indifferenti, in grado – nel bene e nel male – di scatenare nella mente di uno scrittore tantissime suggestioni, utili a sviluppare o arricchire una potente opera di narrativa.

Isola di Hashima - Oltre 5000 persone vivevano qui una volta

Isola di Hashima – oltre 5000 persone hanno vissuto qui fino al 1974

 

Per scoprire l’isola di Hashima

Per chi si trovasse a passare in Giappone e fosse intenzionato a visitare l’isola, diciamo subito che il tour è a pagamento e dura circa un’ora, essendo limitato per questioni di sicurezza a una piccola porzione di Gunkanjima (nomignolo dell’isola di Hashima). Su www.japan-guide.com o magari www.japancheapo.com potete trovare le informazioni necessarie per programmare e approntare la visita.

Se invece preferite non spostarvi da casa, su www.hashima-island.co.uk avete a disposizione una visita virtuale decisamente inquietante, con tanto di effetti sonori a esaltare le atmosfere da location ricca di mistero e dramma. Insomma, anche restando davanti al vostro PC, non avete alcuna scusa per non scoprire i segreti della “isola della nave da guerra”.

Isola di Hashima: il tour virtuale

Il sito web dal quale è possibile effettuare un tour virtuale dell’isola di Hashima.

 

Questa è la versione aggiornata e ampliata della Suggestione comparsa sul n.5 di Altrisogni – Rivista digitale di horror, sci-fi e weird, edito nel Luglio 2012.

 

Ti suggeriamo inoltre:

Condividi!