Un’isola-città dall’aspetto bizzarro che ha “visto” il sole atomico di Nagasaki, con tunnel e pozzi minerari abbandonati nelle sue viscere e quartieri abitativi da incubo sul suo dorso. Serve altro per considerarla altamente suggestiva? È Hashima, detta anche “isola della nave da guerra” (Gunkanjima), uno scoglio abitato ed edificato dalla fine del 1800 alla seconda metà del 1900.
La finalità di questa incredibile isola è sempre stata – sin dal 1887 – quella di ospitare personale per l’estrazione del carbone e per i servizi relativi a tale attività. Nel 1959, al suo apice, ha avuto la più alta densità di popolazione del pianeta con 5.259 abitanti, pari a una concentrazione di 83.500 persone per km quadrato. In Rete si trovano molte pagine web, documenti e gallerie fotografiche dedicate all’isola di Hashima, ma qui ci occuperemo di alcuni dei suoi aspetti maggiormente suggestivi.
Hashima, città di cemento dall’aspetto surreale
Per resistere alle violentissime condizioni climatiche della zona, l’isola di Hashima è stata “fortificata” con edifici di cemento (i primi in tutto il Giappone) e con bastioni frangiflutti che le hanno fatto guadagnare l’aspetto di una nave da guerra, da cui il soprannome.
Con il passare dei decenni sono stati costruiti e modificati decine di edifici diversi e l’urbanistica è diventata un miraggio: palazzi di nove piani senza ascensori dove più famiglie condividevano appartamenti e servizi igienici, scale con inclinazioni diverse che “spuntavano” a metà altezza per congiungersi con altri palazzi o passaggi, angoli bizzarri, pareti non ortogonali, tunnel sotterranei stretti e male illuminati per spostarsi da un punto all’altro e… centinaia di morti “sul lavoro”.
Abbandonata in una sola notte… forse
Oggi l’isola di Hashima, chiusa e disabitata, è amministrata dalla città di Nagasaki e una sua piccola porzione è visitabile tramite tour organizzati. Ma si tratta di un luogo da incubo, un simbolo di degrado e distruzione, un vero scenario post-apocalittico, dove è facile immaginare lo scalpiccio di migliaia di piedi di lavoratori-schiavi, il vociare e il premere di corpi-fantasma e respirare il lezzo della disgregazione.
Quando nel 1974 l’isola è stata chiusa, poiché la miniera di carbone aveva smesso di essere redditizia, il personale della società Mitsubishi – da sempre proprietaria del posto – ne ha trasferito la popolazione nel giro di brevissimo tempo (la leggenda dice addirittura “in una sola notte”) e molti effetti personali sono stati lasciati negli appartamenti e negli uffici… a marcire per sempre.
Scenario per storie drammatiche o da incubo
Negli ultimi anni, l’isola di Hashima è stata oggetto di sempre maggior interesse da parte di documentaristi e produttori cinematografici. C’è chi ha voluto raccontare il luogo, la sua storia e, soprattutto, la storia delle persone che vi hanno abitato e lavorato in condizioni estremamente disagevoli, tanto disagevoli da indurre spesso al suicidio (soprattutto durante la Seconda Guerra Mondiale, quando operai cinesi e coreani furono deportati dal governo giapponese e costretti a lavorare nelle miniere di carbone dell’isola).
C’è invece chi ha impiegato l’isola di Hashima come set di grande impatto (nel film Skyfall, con Daniel Craig, o nel film giapponese l’Attacco dei Giganti) o come luogo terrorizzante da cui far scaturire la trama stessa del film (nell’horror tailandese Hashima Project, del 2013).
Su una cosa non ci sono dubbi: è un luogo che non può lasciare indifferenti, in grado – nel bene e nel male – di scatenare nella mente di uno scrittore tantissime suggestioni, utili a sviluppare o arricchire una potente opera di narrativa.
Per scoprire l’isola di Hashima
Per chi si trovasse a passare in Giappone e fosse intenzionato a visitare l’isola, diciamo subito che il tour è a pagamento e dura circa un’ora, essendo limitato per questioni di sicurezza a una piccola porzione di Gunkanjima (nomignolo dell’isola di Hashima). Su www.japan-guide.com o magari www.japancheapo.com potete trovare le informazioni necessarie per programmare e approntare la visita.
Se invece preferite non spostarvi da casa, su www.hashima-island.co.uk avete a disposizione una visita virtuale decisamente inquietante, con tanto di effetti sonori a esaltare le atmosfere da location ricca di mistero e dramma. Insomma, anche restando davanti al vostro PC, non avete alcuna scusa per non scoprire i segreti della “isola della nave da guerra”.
Questa è la versione aggiornata e ampliata della Suggestione comparsa sul n.5 di Altrisogni – Rivista digitale di horror, sci-fi e weird, edito nel Luglio 2012.