“Tredici persone avrebbero messo alla prova i rispettivi talenti all’interno di un campo di battaglia urbano recintato, combattendosi arena mode. Suonava intrigante, ma chiunque avesse un po’ di familiarità con i video games sapeva che arena mode non era altro che un eufemismo per scontro all’ultimo sangue.”
New York, 2041. In un mondo lacerato da guerre e povertà, i super-umani sono usciti allo scoperto e il magnate dei mass media Cameron Frost ha deciso di farli combattere tra di loro in cambio di una quantità spropositata di denaro e… delle loro vite. La lotta, infatti, è all’ultimo sangue. Lo scopo? Spettacolo. Show. Morte.
Mox ha circa trent’anni e non solo non è un super-umano, non solo non ha nessun potere, ma ha anche un tumore enorme nel cervello che deve essere spazzato via dalla sua testa prima di subito. Serve un’idea e servono dei soldi. Tanti soldi, se non vuole morire preda di terribili dolori, se non vuole lasciare gli amici, se non vuole dire addio all’unico mondo che, per quanto ormai schifoso e abbruttito, è l’unico che ha e che conosce.
Arena Mode è la risposta; il ragazzo deve tentare di ingannare tutti (anche e soprattutto se stesso), fingere di avere i poteri di un super-umano, uccidere – possibilmente senza essere ucciso – e conquistarsi il premio in denaro che gli permetterà di sottoporsi all’unica operazione che può salvargli la vita.
Arena Mode come Hunger Games?
Tra storie d’amore appena appena accennate, arene, veicoli hovercraft e un tizio vagamente egoriferito e piuttosto inquietante, fare il parallelo con la famosa e fortunatissima trilogia degli Hunger Games è inevitabile, perché gli somiglia (volutamente?) moltissimo.
La principale e certamente non risibile differenza è che qui, a combattere, non sono adolescenti con gli occhi da cerbiatto, lacrime in tasca e fisici mozzafiato che nei ritagli di tempo trovano il modo di limonare, ma esseri umani dotati di poteri incredibili e letali.
Che possano stillare acidi corrosivi dal corpo, diventare solidi come la roccia, volare, correre veloci come il vento o creare oggetti dal nulla, non ha nessuna importanza: sono tutti estremamente pericolosi e temibili perché spinti dalla sete di successo e di potere, assoggettati all’unico dio adorato da ogni popolo della terra dall’alba dei tempi: il denaro.
Un mix di elementi più unico che raro
Blake Northcott, autrice di Arena Mode
L’isola di Manhattan, evacuata per fungere da terreno di battaglia, è una location meravigliosa che verrà apprezzata davvero da tutti e, nerd o non nerd che siate, troverete massima gioia e soddisfazione nel seguire col fiato sospeso, pagina dopo pagina, convulsamente e freneticamente, la tantissima action (talvolta un pochino violenta e splatter come piace a noi) che l’autrice non ha mai risparmiato in questo interessantissimo e godibilissimo romanzo un po’ distopico, un po’ sci-fi, un po’ young adult, che, nonostante i rimandi ad altre opere esistenti, riesce a risultare davvero nuovo. Il che, capirete, è talmente raro da corrispondere quasi a unico.
La copertina scelta dall’editore italiano è purtroppo di molto inferiore come qualità e resa a quella originale made in USA; lo stile fumettistico dell’illustrazione rischia infatti di privare l’opera di una credibilità che invece merita.
In definitiva, comunque, è arrivato in Italia il primo romanzo di una saga adatta davvero a ogni tipo di lettore, ma consigliata soprattutto a chi è cresciuto con i grandi e indimenticabili fumetti Marvel e DC, ai super-eroi e alle avventure un po’ caciarone dei videogames anni ’90.
Un fumetto formato romanzo che, ne sono certa, vi divertirà moltissimo.
Scheda dell'opera
Titolo: Arena Mode
Autore: Blake Northcott
Editore: La ponga
Pagine: 314
Prezzo: € 15,90 (cartaceo); € 4,49 (ePub/Mobi)
Link d’acquisto: Cartaceo / ePub / Mobi
Sul sito dell’editore: http://lapongaedizioni.it/index.php/arena-mode
VOTO GLOBALE: [yasr_overall_rating]
